sabato 10 settembre 2016

I Tic nervosi

DEFINIZIONE
I tic, nel passato hanno avuto, da parte di molti studiosi, maggiore attenzione rispetto ai tempi moderni. Già Charcot li definiva: "caricature di atti naturali"; Henry Ey continuava definendoli: "movimenti stereotipi bruschi, intempestivi, che si impongono al soggetto risultando socialmente molesti e dall'evoluzione capricciosa".
Secondo la definizione di Trousseau "...il tic non doloroso consiste in rapidissimi movimenti convulsivi a carattere ricorrente che di solito si limitano ad un esiguo numero di muscoli, soprattutto quelli del viso, ma che possono interessare anche il collo, il tronco, le membra … Nell'uno è uno sbattere di palpebre, una contrazione delle guance, delle narici, delle labbra, tale da ricordare una smorfia; in un altro è l'annuire col capo, un'improvvisa, ricorrente torsione del collo; in un terzo uno scrollar delle spalle, un movimento spasmodico dei muscoli del ventre o del diaframma: in breve
si tratta di un eterno avvicendarsi di movimenti bizzarri che sfuggono ad ogni descrizione. In certi casi questi tic sono accompagnati da un grido, da un suono più o meno forte emesso dalla bocca. Questo movimento convulsivo o del diaframma può costituire da solo il tic. Talvolta si manifesta la tendenza singolare a ripetere sempre la stessa parola, la stessa esclamazione; anzi capita persino che il malato pronunzi a voce alta parole che preferirebbe non dire".
Nel DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) il tic è definito come: "improvviso, rapido, ricorrente non ritmico atto motorio o vocale". Nella fattispecie trattasi di un movimento brusco, spastico, non intenzionale che si ripete a brevi intervalli al di fuori della volontà o malgrado essa (così, ad esempio, ammiccare le palpebre, alzare la spalla, aggrottare le sopracciglia, ecc.).  Il movimento ticcoso si accentua quando il soggetto tenta di bloccarlo volontariamente. La sede abituale dei tic è, solitamente, la testa e il collo, ma si possono avere anche in altre parti come braccia, mani, ecc.  Il tic è generalmente considerato un sintomo nevrotico e, come tale, può osservarsi spesso nel bambino nel quale si accompagna per lo più ad atti di tipo compulsivo (ad es.: onicofagia, succhiarsi il dito, ecc.). L'esordio dei tic è tipico fra i 4 e i 6 anni, con un picco di gravità tra i 10 e i 12 anni e un miglioramento nel corso dell'adolescenza. I tic sono peggiorati dall'ansia, dall'eccitazione e dalla stanchezza, quindi emozioni e contrarietà tendono ad aggravare le manifestazioni ticcose. I bambini possono mostrare un miglioramento del disturbo quando sono impegnati nei compiti oppure quando tornano a casa nel pomeriggio dopo una giornata di scuola. Può accadere che osservare gesti o versi in altre persone determini in un individuo affetto da tic l'impulso di ripetere il gesto o il suono ascoltato. Tale condotta può essere male interpretata dalla persona “imitata” e può essere un vero problema nelle interazione con le “autorità” (insegnanti, supervisori, polizia).
PSICODINAMICA
Dal punto di vista della dinamica psicologica, il tic nel bambino è quasi sempre espressione di un disagio all'interno del nucleo familiare e pertanto rivelatore di una fondamentale insoddisfazione affettiva. Generalmente il bambino ticcoso è figlio unico, iperprotetto e coccolato dalla madre, oppure, al contrario sottoposto ad educazione troppo severa o, ancora, in rivalità con un fratello.
Il tic è sempre una manifestazione aggressiva e ovviamente, quando esso è funzionale, compare di norma in personalità di tipo ossessivo compulsivo assumendo a volte l'aspetto di un sintomo di conversione. In sostanza i ticcosi sono soggetti per lo più inibiti, con un super-io assai severo e con tendenze regressive di tipo narcisistico. 
Fare una diagnosi differenziale tra tic e DOC può essere difficile. La condotta ossessiva è in genere maggiormente condizionata da una base cognitiva (tipo la paura della contaminazione) e l'espletamento della stessa risponde a criteri più francamente finalizzati e complessi rispetto a quelli alla base dei tic.
ORIENTAMENTI TERAPEUTICI
Escludendo, beninteso, i tic come manifestazione di una malattia extra-piramidale (disfunzioni della sostanza grigia sottocorticale) o di altra malattia di tipo neurologico e, a maggior ragione, quelli generalizzati rientranti nel cosiddetto morbo di Gilles de la Tourette e limitando il nostro discorso ai tic funzionali,  la terapia di questi ultimi non può che discendere  dalle considerazioni fatte prima (psicodinamica).
E' ben vero che nei bambini le manifestazioni ticcose funzionali a volte scompaiono senza nessuna cura, ma è altrettanto vero che vi sono recidive ed in ogni caso è sempre opportuno intervenire in tempo per evitare che si possano consolidare e continuare in età adulta. Anzitutto è importante sulla famiglia, alla fine di modificare comportamenti inadeguati e chiarire eventuali dinamiche nevrotiche per lo più presenti. Poi sul soggetto ticcoso stesso, mediante tecniche di rilassamento (ottimo, sotto questo aspetto, l'allenamento autogeno dove si insisterà  particolarmente su alcune formule specifiche inerenti la zona ticcosa). L'uso di tali tecniche è, intanto, volto alla riduzione di ansia e stress; cosi che, già dopo l'apprendimento, si otterrà da subito un riscontro nei termini di una riduzione sulla frequenza e intensità dei tic, la quale, unitamente ad una consulenza psicologica e a specifiche prescrizioni comportamentali, potrà risolvere completamente le manifestazioni ticcose. 

dott.ssa Maria Giovanna Zocco

Fonti:
- Luigi Peresson: "Ipnositerapia: le suggestioni" - Faenza editrice
- Dr. Francesco Bova: "I Tic" - Articolo pubblicato su Medici Italia
- Wikipedia "Sindrome di Tourette"

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