lunedì 18 novembre 2013

Insonnia: compagna di sempre o di qualche notte? Come curarla.

DEFINIZIONE
L'insonnia è un disturbo del sonno che può essere caratterizzato: o dall'incapacità di addormentarsi in una persona che avverte il bisogno di dormire (insonnia iniziale)  o da risvegli frequenti durante la notte (insonnia centrale) o, infine,  da risveglio mattutino precoce (insonnia tardiva).
Dal punto di vista diagnostico l'insonnia può essere classificata in:
1) Transitoria quando dura meno di una settimana, e può essere correlata a cambiamenti ambientali, depressione o stress;
2) Acuta nel caso in cui si ha l'impossibilità a dormire in modo soddisfacente per meno di un mese;
3) Cronica quando dura più di un mese, e può essere disordine primario o causato da altre patologie.

CAUSE
Varie sono le cause dell'insonnia: esse vanno dalle malattie (infettive febbrili, reumatismo, crisi dolorose di varia natura, ecc.) alle autointossicazioni (diabete, ipertensione, ecc.) agli
stati psichici alterati (delirio, stati ossessivi, schizofrenia, ecc.) e poi c'è l'insonnia cosiddetta accidentale che può insorgere a causa di un eccessivo lavoro fisico o intellettuale, per un trauma affettivo o emotivo generatore d'ansia. In tal caso l'insonnia è in sintomo rivelatore di un disagio che va affrontato e chiarito.
Il bisogno di sonno differisce da individuo a individuo: andando dai cosiddetti "ipersonnici" che mediamente necessitano di 9/10 ore di sonno e oltre, ai cosiddetti "iposonnici" per i quali è sufficiente un riposo notturno di 5/6 ore e meno.
Non si sa ancora con precisione scientifica quali possano essere le cause  dell'insonnia. Dal punto di vista fisiologico sono state avanzate delle ipotesi: così, ad esempio, che negli insonni vi sarebbe un grado di attivazione, cioè di vigilanza, più elevato del normale e tale, quindi, da mantenere certe funzioni (come la respirazione, la frequenza del ritmo cardiaco, ecc.) più vicine allo stato di veglia; oppure che in questi soggetti non si raggiungerebbe uno stadio più profondo del sonno. In ogni caso, comunque, le cause psicologiche sono universalmente ammesse, per cui nel determinismo dell'insonnia entrano senz'altro in gioco fattori conflittuali. Questi si manifestano nell'ansia che disturba, così, il sonno. Dal momento che l'insonnia può essere un sintomo di ansia (ed è la maggioranza dei casi), è evidente che il trattamento di questo disturbo oggi tanto diffuso (almeno il 20% della popolazione ritenuta in condizioni di buona salute, soffre di insonnia), consisterà principalmente nello scoprire le cause generatrici di ansia.

CONSEGUENZE
Le conseguenze dell'insonnia sono varie: eccessiva sonnolenza diurna, ridotte abilità psicomotorie, affaticamento muscolare e mentale, irritabilità, incapacità di concentrazione e tende, inoltre, ad aggravare eventuali disturbi dell'umore.
Se poi i disturbi del sonno si prolungano, anche la memoria ne risente (sia quella a breve termine, di fissazione, che quella di rievocazione) il sonno ha infatti un ruolo importante nel meccanismo con cui il cervello immagazzina e richiama i ricordi.
Inoltre, molti studiosi concordano sulla stretta relazione che esiste tra depressione e insonnia, ma non bisogna dimenticare che, a volte, l’insonnia può essere essa stessa causa di depressione: dopo molte notti insonni o di sonno insoddisfacente, prima si diventa irritabili, arrabbiati e poi ci si deprime. L'insonnia è ancora più deleteria per le persone obese, infatti durante il sonno si smaltiscono gli acidi grassi e vengono inoltre prodotte due sostanze che hanno a che fare con il senso di sazietà: chi dorme bene produce la leptina una sostanza che comunica al cervello il senso di sazietà; chi dorme poco, invece, produce una maggiore quantità di un ormone chiamato grelina che stimola il centro della fame.
Infine, a lungo andare, l’insonnia può deprimere il sistema immunitario tale da rendere l'organismo maggiormente soggetto alle malattie

CURA
Tradizionalmente l'insonnia, soprattutto quella di tipo transitoria,  è stata da sempre trattata con metodi fitoterapici (camomilla, valeriana, biancospino, belladonna, passiflora ecc. spesso combinate) a ciò venivano associati alcuni accorgimenti sia nello stile di vita che nell'alimentazione.
Più recente è la pratica medica di curare l'insonnia con trattamenti farmacologici. Esistono diverse categorie di farmaci e psicofarmaci che, per il loro forte effetto tranquillante vengono prescritti per la cura sintomatica dell'insonnia, inizialmente erano i barbiturici: sostanze con effetti collaterali gravi e di notevole pericolosità potenziale. Difatti i barbiturici, essendo forti depressori del sistema nervoso centrale, possono dare luogo a depressione cardio-respiratoria con coma e morte se assunti in forti dosi. In passato i suicidi da barbiturico erano assai frequenti. Oggi, i farmaci più comunemente prescritti per l'insonnia sono le benzodiazepine, che in genere non inducono una depressione respiratoria tale da uccidere, neanche se assunti in dosi massicce ma essi possono indurre ad una forte dipendenza e provocano un peggioramento generale dei sintomi in caso di brusca sospensione. Negli anni novanta sono stati introdotti nel mercato farmaceutico i cosiddetti Farmaci Z ovvero imidazopiridine che non hanno le controindicazioni delle benzodiazepine (sonnolenza diurna) e sembrano indurre un sonno più fisiologico e più simile al sonno naturale. Ma anche questi ultimi hanno fatto registrare casi di assuefazione e dipendenza.

Per curare l’insonnia, accanto ai rimedi farmacologici di cui sono noti i rischi di assuefazione e dipendenza è importate un percorso terapeutico che includa le tecniche di rilassamento. Le tecniche di rilassamento, infatti, riducono gradualmente la tensione muscolare e contemporaneamente quella psichica. Attraverso la decontrazione di differenti distretti muscolari infatti si ottiene la riduzione delle tensioni fisiche e psichiche. Tali tecniche permettono di allentare le tensioni anche a livello delle funzioni vitali (respiro, ritmo cardiaco) inducendo uno stato di profonda e piacevole distensione. Il Training Autogeno di Schultz si è dimostrato un eccellente metodo per vincere l'insonnia, sarà solo il caso di aggiungere, a completamento dello stesso, le formule intenzionali preparate ad hoc per la specifica situazione del paziente. Un'altra tecnica molto interessante è quella descritta da Frankl e denominata dallo stesso autore: dereflessione. Si tratta in sostanza  di invitare il soggetto a "staccarsi" dal suo sintomo, cioè a non pensare affatto alla sua insonnia fino a giungere, se è il caso, a formulare un'intenzione paradossa, tipo: 'questa notte voglio stare ben sveglio come mai prima d'ora..'

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco

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