giovedì 3 ottobre 2013

Tabagismo

    
    Con il termine "tabagismo" ci si  riferisce una sindrome tossica dovuta all'uso costante e prolungato di tabacco, in prevalenza di tabacco da fumo (sigarette e sigari), in percentuale nettamente minore di tabacco da pipa, da fiuto e da masticare. Si tratta di una intossicazione cronica che provoca tutta una serie di piccole turbe e lievi disturbi psichici che agiscono negativamente sul rendimento e sull'attività sociale del fumatore (sono così coinvolte le funzioni della memoria, dell'attenzione, del sonno etc).  
   I danni più importanti prodotti dal fumo di tabacco sono quelli a carico dell'apparato respiratorio e cardiovascolare. Per quanto riguarda il primo, gli studi compiuti in vari Paesi hanno ormai dimostrato inequivocabilmente la stretta correlazione tra il fumo e il cancro del polmone; l'incidenza di questa neoplasia è leggermente inferiore nei fumatori di sigari e pipa (probabilmente perché molti non inspirano il fumo), i quali presentano però un maggior rischio di sviluppare una neoplasia della cavità orale e delle vie aeree superiori; chi fiuta o mastica tabacco è esposto soprattutto al rischio di cancro della cavità orale. 
     Associate al fumo sono inoltre malattie respiratorie quali la bronchite cronica e l'enfisema. Il fumo di tabacco contiene nicotina, un alcaloide stimolante che può illudere il fumatore di ottenere un miglioramento temporaneo della memoria, dell'umore e della velocità di riflessi. In realtà, la nicotina, come la morfina, genera anche una forte dipendenza chimica, sia fisica che psicologica, da qui, la grande difficoltà ad abbandonare questo vizio tanto pericoloso per la salute, privato del tabacco, infatti, il soggetto può provare difficoltà a pensare e a lavorare, può lamentare cefalee e solitamente diventa nervoso e irritabile.
   Dal punto di vista della psicodinamica del fumatore c'è da sottolineare anzitutto il condizionamento socio-culturale che fa associare al ragazzo una serie di contenuti positivi sull'uso del tabacco: così l'indipendenza, la virilità, la sicurezza, mentre in pari tempo soddisfa anche i bisogni orali e aggressivi. Fumare, insomma, significa avere in mano (o un bocca) qualcosa, la sigaretta appunto, che determina nel soggetto un senso di difesa e gli permette anche di assumere un "contegno" verso il prossimo. Col tempo poi si instaura una dipendenza nicotinica ed una psicologica (molto incisiva) che rendono schiavo il soggetto dal suo vizio. 
   Da molti anni si sono avviate esperienze di un certo interesse terapeutico volte a disintossicare i fumatori mediante riunioni di gruppo in cui vengono illustrati i danni  che la nicotina e le altre sostanze provenienti dalla combustione del tabacco hanno sull'organismo nonché, attivati scambi di idee tra i partecipanti favorenti il reciproco appoggio. Utili si sono dimostrate anche le tecniche distensive (tipo Training Autogeno) in quanto il fumatore riesce meglio a fronteggiare il suo vizio quando è rilassato, mentre lo stato di tensione e di nervosismo facilita il ricorso alla sigaretta. Molto efficace si è rivelata una tecnica, che fa parte del gruppo di terapie autogene: la verbalizzazione autogena elaborata da Luthe, collaboratore di Schultz. che va eseguita dopo il doppio binario. Anche l'ipnosi e la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) vantano grossi successi nel liberare il fumatore dalla dipendenza nicotinica; tuttavia è necessario che il fumatore manifesti l'assoluta motivazione personale a smettere, e smettere definitivamente e completamente. 
dott.ssa Maria Giovanna Zocco

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