mercoledì 18 febbraio 2015

Dismorfofobia: quando il corpo diventa un nemico


DEFINIZIONE
Il termine Dismorfofobia deriva dalle parole greche: timore (phobos) della forma distorta (dis-morphé) e fu coniato per la prima volta alla fine dell'ottocento da Morselli. Tale disturbo psicologico è caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per un difetto fisico realmente esistente o percepito come reale. Si tratta di una percezione alterata della propria immagine corporea, in cui l’ossessione per un difetto, inesistente o minimo, domina la vita della persona, e queste preoccupazioni spesso diventano incontrollabili, portandola a passare molte ore della giornata a rimuginare sul difetto fisico.
La persona può passare molto tempo davanti ad uno specchio, o al contrario evitare qualunque superficie che possa riflettere la sua immagine, e tenterà di nascondere il difetto in qualunque modo, per es. con il trucco o con l’abbigliamento. 
La dismorfofobia è un disturbo grave che può portare il soggetto all’isolamento sociale, minando la sua autostima, generando insicurezza e portandolo spesso a far sfociare l’angoscia in comportamenti fobico-ossessivi. Come avviene per tutte le paure che diventano patologiche, la dismorfofobia è un disagio fortemente limitante 

per il benessere psicofisico che incide sulla vita quotidiana, nei rapporti interpersonali, sul lavoro, con un forte impatto sulle abitudini.

CAUSE
Pur essendo, la dismorfofobia, nota da più di un secolo, le sue cause non sono abbastanza note, tuttavia essa si può considerare un fenomeno tipicamente post moderno, in quanto è legato al crescente sviluppo del senso estetico come fenomeno sociale e alle evoluzioni della medicina estetica e, quindi, basato sull'attuale possibilità di poter cambiare anche l'apparentemente immutabile: aspetto esteriore. Non è un caso, infatti, che la dismorfofobia nasca in una società che punta molto sull’aspetto fisico e propone ad adolescenti e non, modelli di bellezza irraggiungibili, spesso anche falsi (visto che molte foto sui giornali sono ritoccate e visto che chirurgia plastica e trucco fanno miracoli).
Davanti a questi modelli di paragone perfetti, ci si sente spesso inadeguati, brutti e non all’altezza del confronto, e negli adolescenti le già profonde insicurezze dell’età del malessere si acuiscono, sfociando in una vera e propria ossessione per l’aspetto esteriore.
D'altra parte, la medicina estetica, pur essendo in sé una cosa buona, utile e preziosa, il suo uso eccessivo o improprio può renderla dannosa e pericolosa. Quando l'idea patogena di possedere un difetto inaccettabile diventa una fissazione mentale, il più delle volte connessa ad altri problemi, la mente si aggrappa all'idea che tolto il problema estetico tutto si risolverà. Questo in realtà, il più delle volte, dà inizio ad una seri di interventi correttivi, mai risolutivi, che esacerbano la patologia psichica del soggetto; questi, infatti, troverà sempre qualche altra cosa da aggiustare nel proprio aspetto. Quante persone iniziano con un semplice intervento estetico al naso per poi passare alla bocca, agli occhi, in un perverso gioco senza fine che spesso conduce ad effetti concreti davvero tragici; reali deformità prodotti da una serie di interventi estetici che magari aggiustano un dettaglio ma scompensano l'armonia dell'insieme. 

SINTOMATOLOGIA
Il disturbo insorge in un'età giovanile compresa tra i 10 e i 20 anni, più raramente dopo i 40 anni, risultando più frequente nel sesso femminile (rapporto femmine–maschi di 2:1). 
Inizialmente il dismorfofobico a seguito della propria convinzione, tende ad isolarsi dal contatto con gli altri per evitare la sofferenza o le crisi di panico scatenate dal sentirsi osservato e giudicato. Dopodichè chiede disperatamente aiuto ai familiari e propone loro quella che per lui è l'unica soluzione del problema. Anche se capiscono chiaramente che il problema è psichico e non fisico, i familiari prima o poi cedono alla richiesta poiché la sofferenza espressa dai soggetti è realmente estrema. 
Esistono varie forme e vari livelli di dismorfofobia: l’attenzione del fobico può concentrarsi su una sola parte del corpo, ritenuta brutta e vissuta come un difetto irreparabile, oppure sulla totalità dell’aspetto fisico.
In sostanza, il soggetto si convince di avere un difetto fisico talmente evidente da diventare un pensiero fisso. Ne è ossessionato e cerca di nasconderlo in tutti i modi o peggio di evitare situazioni in cui sarebbe impossibile non metterlo in mostra. Ad esempio chi è tormentato dall’idea  di avere i piedi deformi non indosserà mai sandali e arriverà persino a decidere di non recarsi in spiaggia d’estate. 
Le parti del corpo su cui più si focalizzano forme di insicurezza ossessive sono: il seno, i capelli, il naso, gli occhi, le labbra, le cosce, le natiche, i fianchi e i piedi per le donne; spalle, pene, testicoli e capelli per gli uomini.
I comportamenti associati alla Dismorfofobia sono:  evitamento di superfici riflettenti oppure ripetuti controlli allo specchio, camuffamenti (con il trucco, l'abbigliamento etc.), ritiro sociale, aggressività, condotte suicidarie, acquisto compulsivo di prodotti di bellezza o di abiti, "Skin picking" (pulizia "impropria" della cute del volto attuata mediante lamette, aghi, forbici etc.; l'uso di tali strumenti spesso provoca gravi lesioni emorragiche, infezioni,
cicatrici etc.), "Doctor shopping" (ricorso continuo a consulenze con svariati professionisti,
specialmente dermatologi, chirurghi estetici etc., affinché essi mettano in atto gli 3 interventi estetici che il paziente "pretende" allo scopo di migliorare i suoi presunti difetti fisici) e, infine, ricerca continua di informazioni relative al presunto difetto fisico ed a tutte le possibili modalità correttive.

PSICODINAMICA
Nei modelli psicodinamici, il Disturbo di Dismorfismo corporeo viene visto come conseguenza di uno spostamento di un conflitto psichico su una parte corporea non correlata.Tale associazione si verifica attraverso i meccanismi di difesa della repressione, della dissociazione, della distorsione, della simbolizzazione e della proiezione. Questa concezione indica una psicoterapia che lavori sui meccanismi di difesa della persona, sulla sua autostima, sul disagio psichico che si cela dietro al difetto fisico, che la persona ritiene di avere.

TRATTAMENTO:
Di solito il dismorfofobico rifiuta la psicoterapia, essendo convinto di avere un reale difetto estetico e non un erronea e patogena percezione di sé. Tutto ciò rende difficile il trattamento di questa grave patologia e spesso il paziente giunge in terapia solo a disastro compiuto. 
Le terapie maggiormente utilizzate sono quella farmacologica con la somministrazione di ISRS, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e la terapia cognitivo-comportamentale, della durata di sei mesi. Ma attualmente si sta rivelando alquanto efficace la Terapia Strategica Breve, (intorno all'80% di casi risolti) richiede poche sedute (non più di 13-15) per l'applicazione di un protocollo costruito ad hoc con prescrizioni comportamentali da svolgere a casa. 

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