lunedì 1 settembre 2014

Anoressia nervosa

DEFINIZIONE
Il termine Anoressia letteralmente significa: "perdita o diminuzione dell'appetito". Trattasi di una diminuzione o abolizione dell'alimentazione con spesso un ostinato rifiuto dei cibi che suscitano, per lo più, una vera e propria repulsione.
Se il soggetto viene forzato a mangiare, il fenomeno repulsivo si accentua con insorgenza anche molto acuta.
L'Anoressia mentale o nervosa è certamente la patologia più conosciuta tra i vari disordini alimentari, questo probabilmente è dovuto al fatto che fra tutti i disturbi alimentari è l'unico ad essere direttamente mortale e per questo motivo inevitabilmente scatena forti preoccupazioni e attenzioni soprattutto da parte dei familiari. 
Si tratta di una patologia che colpisce prevalentemente le giovani donne (tra i 13 e i 20 anni) e sovente i primi sintomi compaiono all'epoca del menarca. Tuttavia, si può affermare che, soprattutto negli ultimi anni, sono in aumento i casi di anoressia anche tra i giovani uomini. 
È importante, inoltre, sottolineare che l'anoressia nervosa è più diffusa nei paesi più progrediti industrialmente; infatti, si tratta di una sindrome legata al
benessere, come dimostra la sua assenza nei paesi più poveri dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina, e la sua comparsa in persone immigrate da nazioni più povere a nazioni più ricche. Significativa, quindi, rimane l'influenza del modello occidentale, che aumenta la diffusione dell'anoressia nervosa nel mondo.

EZIOLOGIA
La prima caratteristica di tale patologia è il suo insorgere gradatamente, e non traumaticamente: anoressici non si diventa da un giorno all'altro ma un attraverso un processo graduale di astinenza alimentare che può condurre perfino al rifiuto totale del cibo. Il processo ha inizio da una apparentemente innocua esigenza di dimagrire e non ingrassare per essere conforme ai canoni di bellezza socialmente ratificati. Solo successivamente tale comportamento si alimenta da solo, anche quando la magrezza divenuta eccessiva si scontra proprio i modelli che l'avevano ispirata. A quel punto la patologia è già strutturata e la persona non è più in grado di controllare l'adeguatezza delle proprie percezioni riguardo il Sè corporeo. Di conseguenza il dimagrire rimane l'obiettivo principale anche se si scontra con l'opinione degli altri. 
La tendenza al'astinenza nella maggioranza dei casi non rimane circoscritta al cibo ma si estende pure alle relazioni sociali e ad ogni tipo di sensazioni piacevoli. In pratica l'astinenza si installa come predominante modalità di percezione e reazione nei confronti della realtà. Accade così che dopo un determinato tempo di esercizio di reiterata astinenza questa diviene un "vizio" irrinunciabile e totalmente resistente a tutti i trattamenti basati sulla ragionevolezza e la razionalità. Talli sono gli atteggiamenti e i comportamenti dei familiari delle persone anoressiche che vanno dai tentativi di razionale convincimento ad ogni tipo di forzatura con il risultato dell'ulteriore accoccarsi del soggetto dentro la sua corazza patologica. Così, nella maggioranza dei casi, accade che la patologia inizialmente di tipo individuale vengono ad aggiungersi dimensioni relazionali e familiari che sostengono il disturbo e lo rendono fortemente resistente al cambiamento.

DIAGNOSI
I criteri standard raccomandati dai manuali psichiatrici per una corretta diagnosi di anoressia nervosa sono: 
  1. una magrezza estrema (non costituzionale ma volontaria), con rifiuto di mantenere il peso al di sopra di una soglia minima ritenuta normale (anoressico è un soggetto con peso sotto l'85% di quello previsto in base all'età ed all'altezza e/o l'indice di massa corporea - BMI - inferiore a 15,5); 
  2. una forte paura di ingrassare anche in presenza di evidente sottopeso; 
  3. una preoccupazione estrema per il peso e l'aspetto fisico, che includa sia un'alterazione del vissuto corporeo, sia un'importanza eccessiva data al peso a scapito dell'autostima; o ancora il rifiuto di ammettere la gravità delle proprie condizioni fisiologiche; il non essere soddisfatti del proprio corpo (costituisce il fattore di rischio più elevato); 
  4. la tendenza a mettere in atto condotte di eliminazione (es.vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi e diuretici) o la pratica eccessiva di attività fisica, allo scopo di perdere peso. 
  5. nei pazienti di sesso femminile, un'amenorrea (sospensione del ciclo mestruale) da almeno tre cicli consecutivi dopo il menarca.
ORIENTAMENTI TERAPEUTICI
Ricovero
In casi in cui la vita può essere in pericolo, come ad esempio nella magrezza estrema con conseguenze cliniche significative, il ricovero ospedaliero può essere indispensabile, anche se manca la volontà o la consapevolezza di malattia della persona coinvolta. Questo particolare tipo di ricovero si chiama TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Tale tipo di provvedimento medico-legale in Italia è possibile solo se la patologia di cui il paziente è affetto ha rilevanza psichiatrica, come appunto nel caso dell'anoressia nervosa.

Terapia nutrizionale
È necessaria l'introduzione nel corpo di 1500-1800 kcal al giorno. Per ridurre la perdita ossea si utilizzano vitamina D e calcio.

Terapia farmacologica
Sono stati provati molti farmaci, allo scopo di ottenere il più adatto al trattamento della malattia: si è tentato con farmaci antipsicotici atipici come il risperidone e l'olanzapina, che vengono ancora utilizzati con qualche successo, anche se è sconsigliato fermamente l'uso di tali principi attivi in presenza di demenza, per via della possibile insorgenza di ictus.
Discusso è l'utilizzo degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, noti come antidepressivi. Tali farmaci devono essere esclusi in soggetti con crisi epilettiche, ed è provato che in soggetti minorenni hanno portato meno benefici rispetto all'aumento della gravità delle situazioni di autolesionismo. L'uso di questi farmaci non ha portato i risultati sperati (come nel caso della fluoxetina).
Vengono utilizzati anche altri farmaci antidepressivi, della categoria dei Triciclici, come l'amitriptilina, ma i risultati si sono rivelati modesti. Sono in corso test su altri principi attivi, come la mirtazapina, ma il numero delle persone che partecipa agli studi non è ancora sufficiente per ottenere dati certi.

Terapia psicologica
Negli ultimi anni invece è stata data molta importanza, nel piano di intervento, alle forme di sostegno psicologico-clinico e di psicoterapia; dimostratesi efficaci nella loro azione di sostegno psicologico soprattutto se finalizzati ad indagare e rielaborare le conflittualità emotive e relazionali che si traducono nel rifiuto del cibo. Le terapie familiari, spesso desiderate dagli stessi componenti del gruppo familiare, chiamano in causa l'intero sistema relazionale del gruppo famigliare, che è ritenuto avere un importante ruolo patogeno e patoplastico nella nascita, evoluzione e mantenimento del disturbo; tale forma di intervento clinico solitamente porta a buoni risultati. Negli ultimi anni queste forme terapeutiche si sono evolute nelle terapie strategiche brevi che includono sia alcuni principi della terapia familiare, sia di modelli tratti dalle tecniche della comunicazione, sia interventi che ricorrono a stratagemmi tipici delle logiche non ordinarie. Tali protocolli di intervento di Terapia Strategica Breve, costruiti ad hoc per i pazienti anoressici e le loro famiglie, si sono rivelati efficaci in tempi brevi anche dopo anni di tentativi falliti.
Infine, tra le tante tecniche individuali, risultati positivi si sono ottenuti con l'ipnosi e con l'apprendimento del Training Autogeno di Schultz: quest'ultimo, consentendo una distensione psicofisica, permette di ottenere un migliore equilibrio nella percezione del Sè corporeo, fissando così nel tempo i risultati positivi ottenuti. 

Fonti: 
G. Nardone: Al di là del'amore e dell'odio per il cibo - 2003 - BUR Rizzoli 
Wikipedia: alla voce "Anoressia Nervosa"
Foto dal sito: "disturbipsichici.info"

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